Psicologia dei tatuaggi e piercing
La prossima volta, che camminando per strada, il tuo sguardo cadrà sulla spalla tatuata della ragazza che porta a spasso il cane, forse, leggerai molto più che il nome del suo nuovo fidanzato. Dietro la cultura di imprimersi sul corpo parole e immagini, si esprime e si cela un mondo intero.
La Body Art, che comprende tutte le forme d’espressione artistiche legate al corpo, tra le più comuni, il piercing e il tatuaggio, ha una storia millenaria.
Psicologia del piercing
Il piercing, consiste nella pratica di perforare parti del corpo per inserire oggetti decorativi, anelli, pendenti, gioielli, orecchini e spille. È una pratica antica, di origine tribale, che negli anni ’70 ha trovato seguito nelle comunità gay, negli Stati Uniti, usato come segno distintivo, di riconoscimento e di appartenenza al gruppo.
Oggi il piercing come il tatuaggio, è molto diffuso. Può avere diversi significati a seconda della tipologia e pur essendo removibile, e lasciando quindi spazio a ripensamenti, ha un impatto importante sull’immagine che trasmettiamo.
I piercing più leggeri possono essere una forma di provocazione e trasgressione, un desiderio di distinguersi dalla massa o al contrario di seguire una tendenza, il desiderio di emulazione o di raggiungere un certo ideale di bellezza.
L’applicazione del piercing come del tatuaggio, passa attraverso il dolore e può diventare un rito di iniziazione o di passaggio, un impegno con sé stessi, il desiderio di incarnare un’idea, un obiettivo, un ricordo.
Applicato su parti specifiche del corpo, viene utilizzato in alcune pratiche sessuali di tipo sadomaso. Coloro che tendono a ricoprire il ruolo di “schiavo”, li applicano ai genitali, capezzoli e altre parti erogene, allo scopo di essere manipolati. In questo contesto vuole essere un segno si sottomissione e remissione nei confronti del “padrone”.
In casi più estremi, quando il piercing diventa marchio, taglio, impianto sotto cute può assumere il significato di pratica autolesionista, desiderio di “incarnare”, controllare, vivere ed esorcizzare il dolore e la morte.
Psicologia del tatuaggio
Le prime testimonianze, fanno risalire il tatuaggio al 500 a.C. Il tatuaggio è una forma di linguaggio visivo, che consiste nell’incidere, marchiare, scarnificare la pelle con pigmenti colorati allo scopo di imprimere un’immagine o un messaggio scritto, in modo permanente.
Dopo aver attraversato un periodo di proibizionismo nel Medioevo, ed essere stato catalogato come segno di degenerazione morale da Lombroso nel 1800, il tatuaggio riacquista nuovo slancio negli anni ’60-’70 tra gli hippy. Ritorna come libera scelta, come forma di protesta politica e sociale, di trasgressione e ribellione nei confronti di un sistema obsoleto.
Oggi, diventa un linguaggio, una forma di espressione e di dialogo tra il mondo interiore dell’individuo e il mondo esterno.
Tra gli adolescenti, diventa rituale di passaggio, un momento di crescita. Il bisogno di definire e al tempo stesso di esprimere una personalità ancora incerta, che trova un punto fermo nell’irreversibilità dell’inchiostro sottopelle. Il dolore provocato dal tatuaggio, diventa una dimostrazione di coraggio e forza, che come accadeva in passato, cerca di evocare nel gruppo dei pari, rispetto, ammirazione e accettazione.
Il tatuaggio, scandisce, talvolta, eventi importanti nella vita personale di un individuo. La pelle, come diario, o album fotografico, celebra un momento speciale: la nascita di un figlio, suggella un amore, conferma una grande amicizia, rievoca una conquista personale o il raggiungimento di un traguardo importante.
amicizia/figlio/caro morto
In alcuni casi, diventa uno strumento di cura e metabolizzazione di eventi drammatici. Quando si sceglie di tatuare il nome di una persona cara che non c’è più, si condivide la perdita con il mondo, per renderla più sopportabile. Diventa una richiesta di aiuto e partecipazione. Si fa uscire il dolore che si ha dentro e lo si rivive sulla pelle, per onorare e per non dimenticare.
Il tatuaggio nel tempo ha assunto molteplici significati, a volte esibito con orgoglio, come conquista, affermazione sociale ed emancipazione, altre con vergogna, come segno di schiavitù, sottomissione e oppressione.
Accessorio indelebile
Qualsiasi sia la ragione per cui si decide di indossare l’irreversibile, il tatuaggio e il piercing sono un segno distintivo e unico che trasmette e comunica prima delle parole. È accessorio per eccellenza che si sceglie di indossare potenzialmente per tutta la vita. Che lo si scelga dopo anni di riflessione o dopo una notte brava, il giorno dopo e quello dopo ancora sarà lì, riflesso nello specchio a ricordarci l’indimenticabile.